Bilancio Sociale Caritas Rimini 2022

I tanti poveri post pandemia, la casa sempre più emergenza

In occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà. La Caritas Diocesana di Rimini presenta oggi, 17 ottobre, il suo primo Bilancio Sociale. Un documento che si affianca al rapporto sulle povertà che sarà presentato come da tradizione a novembre. La presentazione pubblica del Bilancio Sociale è in programma questa sera alle 21  al Cinema Tiberio di San Giuliano Borgo di Rimini è in programma .

I dati – che fanno riferimento solo all’attività della Caritas diocesana – parlano di 966 persone incontrate nel 2021, un dato in linea con gli anni passati, ma i dati parziali del 2022 registrano situazioni preoccupanti soprattutto per il fatto che si conferma l’aumento della nuove povertà. Nel 2021 le persone che non erano mai state in Caritas erano il 32%; percentuale che nei primi nove mesi del 2022 è salita al 42%. Il 60% delle persone che in questi due anni si sono rivolte alla Caritas è entrata in difficoltà dopo la pandemia. Si abbassa l’età media, 46 anni.

E anche il Fondo per il Lavoro, strumento che in questi anni si è rivelato fondamentale con 262 inserimenti lavorativi, deve fare i conti con aziende che si tirano indietro su inserimenti programmati a causa delle difficoltà per il caro energia. E ancora più drammatica l’emergenza casa: gli affitti sono a livelli per molti inaccessibili. Il reddito di cittadinanza, spiegano dalla Caritas, ha aiutato molti a permettersi di soggiornare nei residence ma poi non rimanevano disponibilità per altri. Ma anche chi ha una casa può facilmente trovarsi in condizioni critiche:  il 40% di chi si è rivolto alla Caritas una casa l’aveva.

Nonostante la pandemia, la mensa di via Madonna della Scala non ha mai chiuso i battenti, ma ha cambiato modalità per servire i pasti. Invece di distribuirli in mensa, sono stati donati da asporto in contenitori suddivisi per primo, secondo, contorno, frutta e pane. Questa nuova modalità ha fatto sì che in Caritas si affacciassero più persone con un domicilio. In molti infatti ritiravano il pasto e lo andavano a consumare in casa propria, risparmiando così sulla spesa. Si tratta di quelle povertà nascoste dietro le mura, persone che si sono impoverite proprio a causa della pandemia, che inizialmente sono state messe in cassa integrazione e poi o sono rientrate con un orario ridotto o hanno visto cessare il proprio contratto di lavoro.  Alcuni si sono rivolti alla Caritas solo per qualche mese, altri invece hanno poi continuato a fare affidamento ai pasti in modo sempre più puntuale.

In totale sono 561 le persone senza dimora che si sono rivolte presso le strutture della Caritas Diocesana. A queste sono stati garantiti servizi quali docce e indumenti, per un totale di 1.093 docce e la distribuzione di 1.597 capi d’abbigliamento.

Da maggio è stata riaperta l’accoglienza notturna, mentre nel periodo invernale le accoglienze sono state gestite presso la Locanda Tre Angeli a Torre Pedrera. Il dormitorio nella sede di Via Madonna della Scala ha accolto 74 persone per un totale di 801 notti, mentre la Locanda 3 Angeli ha offerto la possibilità di 2.493 notti al caldo a 55 persone.

Tra le necessità, al primo posto la casa
Da quando è iniziata la pandemia la Caritas diocesana ha incontrato più persone che vivono in casa, rispetto al passato quando serviva
quasi esclusivamente senza dimora.
Nel 2021, infatti, il 40% delle persone si sono rivolte presso le strutture Caritas pur avendo una casa.
I problemi che ci vengono descritti sono molteplici, tra i quali:
• difficoltà nel pagare affitti troppo alti;
• aumento di sfratti e difficoltà nel reperire un nuovo alloggio: spesso i proprietari non affittano a chi ha esperienze pregresse negative o
preferiscono investire con gli affitti stagionali;
• difficoltà nel pagare le bollette;
• difficoltà, per chi vive nei residence, di trovare degli alloggi estivi a basso costo.

Lavoro, l’eterno problema
Chi si rivolge alla Caritas ha quasi sempre problemi di lavoro. L’87% è disoccupato, il 5% un lavoro ce l’ha, ma lo stipendio è troppo basso,
oppure all’affitto e alle bollette e spese ordinarie ha da aggiungere il mantenimento per la ex moglie e i figli. Spesso capitano persone,
soprattutto nel periodo estivo, che ci dicono di aver abbandonato il proprio posto di lavoro perché a fronte di un contratto che dichiarava 4
ore al giorno e il giorno libero, si ritrovavano a svolgere 12 ore al giorno senza mai un giorno di riposo e con uno stipendio da fame. C’è però chi sceglie di non lavorare, perché sopravvive con il Reddito di Cittadinanza.
Solitudine e povertà viaggiano spesso insieme Più della metà delle persone incontrate vive da sola e non ha nessuno su cui contare e far riferimento. Se alla perdita del lavoro e quindi economica, si abbina la solitudine, diventa davvero difficile far fronte a qualsiasi tipo di problema, basti solo pensare a doversi pagare un affitto da solo.

La solitudine è spesso frutto di accadimenti passati: relazioni di coppia finite male, dipendenze che hanno portato a conflitti e fratture familiari, detenzioni che hanno allontanato parenti e amici, fallimenti lavorativi che hanno portato ad una sfiducia personale e depressione,
problemi di salute fisica o mentale che hanno appesantito relazioni e fatto arrivare a rotture.
Da aggiungere che il Covid ha ulteriormente aggravato le situazioni di solitudine e a farne le spese più grosse sono stati gli anziani (la fascia
d’età 55-74 anni è aumentata dal 17,3% al 29,5% in 3 anni).

Analfabetismo digitale
Con il Covid tantissime pratiche burocratiche sono diventate digitali. Sono diminuiti gli sportelli con personale specializzato per la compi-
lazione di moduli e l’orientamento ai servizi. Quasi tutto è diventato on-line e quando c’è la possibilità di interfacciarsi con un professio-
nista è comunque necessario prendere un appuntamento e spesso l’appuntamento va preso on-line.
Questa modalità ha creato forti discriminazioni soprattutto per quel che concerne la popolazione anziana e straniera, ma anche per quegli
italiani che hanno un basso titolo di istruzione.

Povertà ereditaria e sostegno scolastico
Aumentano le situazioni di povertà ereditaria, cioè di persone che già nella loro infanzia vivevano in una situazione di povertà, non sono
riusciti a studiare e di conseguenza anche le proprie prospettive di benessere sono rimaste basse.
In aumento anche le richieste per contributi scolastici (per acquistare materiali scolastici, ma anche per pagare le rette delle mense o altre
spese affini).

Senza dimora e Violenza
La Caritas a incontrare persone senza fissa dimora derubate mentre dormono nei loro giacigli di fortuna, alcuni anche vittime di violenza. Aumentano anche i casi di violenza domestica, problemi familiari e le presenza in Caritas di persone ex detenute con problemi relativi alla giustizia.