Conclusioni Settimana Biblica

1 INVITO AI SALMI

Con Israele, con Cristo e la Chiesa

Chi prega vive, chi non prega non vive: è vero, e ne siamo intimamente convinti. Un cristiano che non prega, è un cristiano in… fin di vita. Ma è anche vero che senza Salmi non si prega.

E se pregare è parlare con Dio, gridare e cantare a Lui, allora ne segue non è ciò non è possibile senza i Salmi.

Così è stato per Israele, per Cristo, per la Chiesa.

  1. ISRAELE

  1. Parlare a Dio

Con i Salmi occorre partire da Davide. Quando il santo re concepì il desiderio di costruire una casa a Dio, Dio, tramite Natan, promise a Davide un casato. Allora il re, ebbro di felicità, si recò nella tenda del tabernacolo e “si mise a sedere davanti a Dio” (2Sam 7,18).

In questa familiarità con il suo Signore, Israele trova la sorgente di quel particolare “parlare” con Dio che trova la sua espressione più intensa nei Salmi.

Tra Dio e Israele si sviluppa un dialogo fitto e aperto a tutto il ventaglio delle diverse situazioni, dolore, gioia, speranza, delusione, entusiasmo…

“I 150 salmi rappresentano come un arcobaleno di problemi, di tristezze, di slanci, di crisi” (P. Claudel).

  1. Gridare a Dio

Israele è come un figlio per Dio, come il suo figlio primogenito, e come tra un figlio e il padre, così tra Israele e Dio spesso scoppia la collera: il Signore litiga con Israele e Israele contesta il suo Signore.

I Salmi registrano l’uno e l’altro scenario, ma come nella vita in cui i verbi del dolore si coniugano più di quelli della felicità, così nel Salterio il lamento dell’angoscia prevale sul canto della gioia.

E quando il dolore si fa bruciante, allora Israele si lamenta con Dio con toni che rasentano l’urlo elementare della disperazione: “Fino a quando, Signore, starai a guardare?”.

  1. Cantare a Dio

La preghiera dei salmi non consoce solo i toni cupi del lamento e dell’angoscia. La crisi si può superare, la gioia può rifiorire: E allora esplode l’Halleluja:

“Lodate il Signore, popoli tutti,

voi tutte nazioni dategli gloria

Perché forte è il suo amore per noi,

e la fedeltà del Signore dura in eterno” (Salmo 117).

2. CRISTO

Come ogni pio israelita, Gesù ritmava la sua giornata con i Salmi:

–      pregava la sera con il Salmo 4;

–      al mattino con i Salmi del piccolo Hallel (146-150);

–      saliva in pellegrinaggio a Gerusalemme cantando i Salmi delle ascensioni (120-134);

–      consumava la cena pasquale con il grande Hallel (113. 118. 136).

I Salmi sono la preghiera di Gesù non solo perché li ha recitati, ma soprattutto perché li ha vissuti:

– entra nel mondo, secondo la Lettera agli Ebrei con il Salmo 39;

– esce dal mondo, secondo Luca, pregando con il Salmo 30.

  1. CHIESA

“Riconosciamo (nei Salmi) la voce di Cristo, cioè la voce del Capo e quella del Corpo di Cristo. Quando senti parlare di cristo, non separare lo Sposo dalla Sposa, e pensa a quel grande mistero: ?Saranno due in una sola carne’. Ora, se sono due in una sola carne, perché non possono essere due in una sola voce?” (S. Agostino)

“Noi nasciamo con questo libro nelle viscere. Un piccolo libro: 150 poemi, 150 itinerario tra la morte e la vita; 150 pecchi delle nostre rivolte e delel nsoter fedeltà, delle nostre agonie e risurrezioni. Più che un libro, un essere vivente che parla, che soffre, che geme e che muore, che risuscita e canta al limitare dell’eternità, evi trascina, voi e i secoli dei secoli, dal principio alla fine senza fine…” (A. Chouraqui).


2 LA PREGHIERA DEI SALMI NOSTRO PANE QUOTIDIANO

Se sta quanto detto sopra, allora – per una corretta e integrale comprensione dei Salmi – tre sono i possibili livelli di lettura, che si illuminano reciprocamente.

  1. Una prima lettura: con ISRAELE

Una difficoltà che si incontra nel leggere i Salmi, è la distanza culturale che c’è tra quei testi e noi, gente del terzo Millennio: come è possibile pregare oggi con testi vecchi di più di duemila anni? I Salmi ci si presentano come antiche preghiere formulate con un linguaggio totalmente differente dal nostro: frasi incomprensibili, simbolismi e immagini che, al giorno d’oggi, non dicono più niente. Ignoriamo il contesto a cui si riferiscono. Trattano di situazioni che non abbiamo vissuto. E’ difficile riconoscersi nei Salmi, con tutti i nostri problemi e le nostre distinte situazioni concrete, irriducibilmente diverse e distanti.

Questa difficoltà nasce da un equivoco. Prima di tutto, finché non abbiamo scavato a fondo nella nostra vita, facciamo fatica a coglierne la “risonanza” presente nei Salmi. Inoltre, finché non approfondiamo la nostra conoscenza dei salmi, non riusciamo a scoprirvi la nostra vita umana. Se scavassimo in profondità, sia nei Salmi come nella nostra vita, ci renderemmo conto che si tratta di vasi comunicanti la cui base è comune: l’uomo che cerca il senso della vita, l’uomo che si confronta con il Mistero, riflesso nei mille drammi della sua esistenza.

I Salmi sono nati dalle mille situazioni esistenziali che l’uomo continua a sperimentare anche oggi: gioia e tristezza, abbandono e tradimento, malattia e guarigione, guerra e pace, persecuzione e abbandono, fiducia e frustrazione, dolore, amore e morte.

Perciò i Salmi vanno letti “in sinossi”, come un dittico a due pannelli: da una parte il libro di Dio, dall’altra il libro della vita. Ma il primo livello di comprensione è la storia di Israele, vista nel suo valore universale: si tratta insomma di chiedersi che significato avevano queste preghiere per i primi destinatari, i nostri fratelli maggiori, gli ebrei. Questo non è un grande problema: una buona Bibbia con delle buone note (la TOB!) può aiutare ad “entrare” nei Salmi.

  1. Una seconda lettura: con CRISTO

Per quanto belli, la Chiesa oggi non ci propone questi testi sacri per perpetuare un culto del passato che non è più il nostro. Il fine della Chiesa è di cantare i misteri di Cristo. La Chiesa non compie alcun artificio a proporceli oggi. I Salmi sono stati di fatto la preghiera di Gesù: in bocca a lui troviamo oltre venti citazioni esplicite del Salterio. Gesù stesso vi rilegge la sua vicenda (Lc 24,44). Bisogna dunque che il Signore risorto, come agli apostoli, anche a noi “apra la mente alla intelligenza delle Scritture” (Lc 24,45).

Nel fare questo non si cade in una sorta di “archeologismo… gesuologico”, appunto perché il Cristo Vivente oggi non solo è pregato da noi, ma “prega in noi”. “Riconosciamo in lui le nostre voci e le sue voci in noi” (S. Agostino).


  1. Una terza lettura: con la CHIESA

Questo terzo livello è strettamente addentellato al precedente, per il semplice fatto che non si può separare Cristo dalla sua Chiesa, come non si può separare il Capo dal Corpo, lo Sposo dalla Sposa. Nei Salmi infatti le voci dello Sposo e della Sposa si fondono, ma non si confondono. Nel parlare della preghiera mattutina della Chiesa (Mattutino e Lodi), Dante Alighieri ha una elevazone ardita e dolcissima: “… quando la Sposa di Dio surge a mattinar lo Sposo perché l’ami”.

“Proprio perché è ‘anatomia dell’anima’, come diceva il riformatore Calvino, il Salterio è la testimonianza delle crisi di fede (Salmo 73) ma anche dei vertici luminosi della mistica (Salmo 16), è la registrazione autobiografica delle disperazioni più tenebrose (Salmo 88) ma è anche la dolce certezza dell’essere come ‘un bimbo svezzato’ tra le braccia di un Dio che sa essere padre e madre (Salmo 131). Proprio perché ‘canto di ogni giorno e canto per ogni giorno’ (rabbi Aqiba), il Salterio spalanca le sue poesie sul brusio delle strade, sulle opere e sui giorni, sulle piccole e grandi cose che i sapienti di Israele cercavano di comprender. I spalanca anche nelle ore tragiche dello stato ebraico (Salmo 74), ma si schiude anche sulle tragedie della coscienza, sul dramma interiore del peccato: il Miserere (Salmo 51) e il De profundis (Salmo 130) sono due simboli letterari e  spirituali che ormai appartengono a tutta l’umanità” (Turoldo-Ravasi).

+ Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini


Appendice

1.   L’esperienza di s. Agostino: Confessioni IX,4.

2.    Una esemplificazione: salmo 150.