Incontro alla Pentecoste – 9 maggio

La Parola
Dal vangelo secondo Giovanni (10, 22-30)
Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». […] Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. […] Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Ascolto
«No, nessuno mi rapirà dalla Sua mano». Ci sono situazioni, molte, troppe, in cui non si sa più che fare: un matrimonio sbagliato, un figlio con cui non si dialoga, un cancro incurabile, una morte improvvisa.
Troppe volte ci scontriamo, nella nostra vita, con la miseria delle situazioni impossibili. In quei momenti, come una notte del cuore, smarriamo la fiducia in Dio. Allora, abbiamo bisogno di sederci, con calma, e di riprendere in mano questa pagina piena di tenerezza. Gesù è morto per affermare il volto di Dio e ci svela che il Padre è più grande dei nostri sbagli, più grande dei nostri limiti, più grande di ogni malattia, più grande della nostra solitudine.

Prego
Signore, voglio restare saldamente abbracciato a Te che, solo, ci proteggi da ogni pericolo e avrò che niente e nessuno potrà mai separarmi dalla tua mano…