Omelia del Vescovo alle esequie delle vittime del Centro 21

Resta con noi, Signore!

Siamo tutti poveri viandanti, affamati di vita, assetati di cielo. Siamo tutti miseri mendicanti, bramosi di luce, bisognosi di amore. Come i due di Emmaus alla sera di Pasqua (Lc 24, 13-35), ce ne andiamo anche noi “con il volto triste”, cercando, nel racconto convulso delle nostre storie e di quel che ci è accaduto, un briciolo di senso, una scintilla di risposta alle nostre spiazzanti, pungenti domande.

1. Emmaus, come il cammino della vita: tanti passi di sudore, tante tappe di miraggi e rimpianti, con interminabili soste di nebbia e di dubbio. Tanta paura, tanto dolore, con lo spirito nostro, buio e raggelato. Ma si può sperare che proprio il punto più duro e più freddo del cuore possa diventare, d’un tratto, una fiamma che illumina e non si spegnerà mai più?

Intanto Lui, il Crocifisso-Risorto, ci cammina al fianco. Ma i nostri occhi sono “impediti a riconoscerlo”: non ha l’aspetto del “profeta potente in opere e in parole”. E’ un pellegrino come noi. Un povero viandante, in tutto e per tutto come noi. Un instancabile mendicante presente e misterioso. Tra gli altri. Tra tutti. Perché Lui è fatto così: ama nascondersi mentre ci accompagna. Ama far finta di voler “andare più lontano”, perché possiamo pregarlo di rimanere con noi per sempre. Non perché ci tenga poi tanto a farsi pregare. Ma perché si comporta da Compagno innamorato, che ci vuole bastare e, al tempo stesso, ci vuole mancare. Ama nascondersi, non per eclissarsi, ma per rendersi più presente. Mai Lui ci è così vicino come quando noi siamo nella prova. Scompare alla vista, ma non ci ‘molla’. Mai la sua mano è così potente, come quando sembra assente. E’ un “Dio che si cela pur quando si svela” (Turoldo).

E si rivela allo spezzare il pane. Gesto così ordinario, così anonimo, eppure così toccante e familiare. E la memoria rimbalza all’indietro, all’ultima cena, a quel pane spezzato che voleva dire una dedizione totalmente incondizionata a fronte di una violenza totalmente ingiustificata. E il ricordo trasvola alla croce, che di quella dedizione era stata l’eccessivo, insuperabile compimento. E poi il pane spezzato dà la forza per operare l’imprevedibile inversione ad U, e quindi tornare di nuovo a Gerusalemme per riunirsi con la comunità dei discepoli. E così condividere la gioia della comunione: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”.

2. Sorelle e Fratelli tutti, lo sappiamo. Nel luogo fatale della morte l’appuntamento con il Mistero mantiene intatto il suo ‘perché’. Un segreto che, se non è contro la nostra ragione, è pur sempre oltre e sopra di essa. Ma Colui che non ha voluto scendere dalla croce, è risorto e vivo e ci ha promesso di essere con noi tutti i giorni. Pertanto è stato con noi e con i nostri amici anche il 7 ottobre scorso. Certo, non per sbriciolare il muro della morte, ma per farne un ponte di comunione con il Padre dei cieli e con tutti noi. E’ questo il fondamento roccioso della nostra speranza. Sì, noi non possiamo rinunciare alla tenera e tenace speranza di poter un giorno riabbracciare questi nostri “fratellini e sorelline” (Don Oreste).

Ma ora, Sorelle e Fratelli tutti, fatemi condividere con voi una litania di grazie.

Il primo grazie lo vorrei rivolgere ai nostri indimenticabili “fratellini e sorelline” che noi diciamo, con parola incespicante, ‘scomparsi’, perché non li vediamo. Eppure non sono né dispersi né si sono resi latitanti, perché Gesù è risorto e li ha messi in grado di vederci e di ascoltarci.

Sì, grazie a te, Massimo carissimo, che hai mostrato con fatti di vita che si è veramente ‘politici’ se ci si spende senza se e senza ma, per il bene di chi ne ha più bisogno.

Grazie a te, generosa e gentile Romina, che hai fatto dono del tuo tempo e delle tue doti per il bene degli ospiti del Centro 21 e ti sei spinta perfino a fare dono dei tuoi organi per altri fratelli e sorelle che ne potranno trarre vantaggio.

Grazie a voi due, Alfredo e Rossella, che sognavate di sposarvi l’anno prossimo. A te, Alfi, per le tue passioni: dal volley alla buona cucina, alla musica italiana. Ma soprattutto grazie per l‘amore per i tuoi genitori, che nel tuo ultimissimo messaggio hai definito “fantastici, strepitosi”. E, in cima a tutti, grazie per l’amore tuo bellissimo, per la tua Regina, la tua dolce Rosellina, così affettuosa e materna nei modi, dal cuore immenso, che adorava gli smalti dai colori intensi.

Grazie a te, Maria, che la tua cara mamma ha descritto come “una ragazza dolce, sensibile, ma anche molto determinata. Ti esprimevi attraverso la danza e il teatro, le tue grandi passioni, che condividevi anche con le amiche. Sul palco ti trasformavi e riuscivi a dare libero sfogo alla tua straripante creatività”.

Grazie a te, Francesca, la più giovane della comitiva. Un’amica ti racconta come “allegra e chiacchierona. Ti piaceva condividere ciò che ti capitava, mentre i tuoi interessi ruotavano attorno alla musica e al ballo. Esuberante, piena di energia, sorridente, e con un cuore grande grande”.

Grazie anche a te, Valentina. Ti sentivi la sorella maggiore delle amiche con cui vivevi e ti offrivi sempre come punto di riferimento in ogni situazione. Tutto il tuo mondo era il Centro 21, e non vedevi l’ora di partire con la programmazione invernale dopo due settimane di stop.

3. Ma vorrei ancora aggiungere un grazie a tutti voi, babbi e mamme, di questi nostri splendidi ragazzi. Grazie per aver dato una mano decisiva a Dio, perché i vostri figli potessero venire alla luce, nella certezza incrollabile che la vita è un bene infinitamente più grande della non-vita. E nella lucida consapevolezza che far nascere questi ragazzi è stato un miracolo che Lui, il Creatore, da solo non poteva e non può mai, né mai vuole realizzare senza dei veri ‘pro-creatori’ di buona volontà, come voi. Grazie per l’amore con cui li avete accolti e avvolti, battezzati, coccolati, accompagnati, educati. Grazie per non aver trattenuto per voi soli il loro bene, ma per averlo condiviso con altri familiari e amici, tessendo una rete infrangibile, che non si spezzerà mai. Mai più. Sentitevi accompagnati anche dalla nostra preghiera, perché la speranza di poter riabbracciare un giorno i vostri dolcissimi figlioli non si spenga dal vostro cuore mai. Mai più.

Da ultimo, ma non ultimo, un grazie a tutti voi del Centro 21: ospiti e responsabili. Ricevete la nostra stima più sincera e ammirata. Sì, noi ammiriamo, grati e incantati, la vostra generosità, il vostro invincibile coraggio, la vostra inesauribile creatività, la vostra inossidabile passione nel portare avanti quella che papa Francesco chiama la “rivoluzione della tenerezza”.

E infine, grazie a te, Gesù crocifisso, risorto e vivente, mite e umile pellegrino di Emmaus, che continui a farti compagno delle nostre strade e vicino nelle nostre ‘strane’ vicende, per rivelarti in ogni frammento di amore, in ogni semino di bontà, in ogni brano di vera umanità.

Grazie. Grazie di vero cuore!

Riccione, Stadio Nicoletti, 13 ottobre 2022

+ Francesco Lambiasi

13/10/2022