L’inimmaginabile fortuna di essere cristiani

Omelia del Vescovo per la Messa dei Popoli

Dio ama tutti. Dio sceglie tutti. Dio non scarta nessuno. “Non fa preferenza di persone” (At 10,34). Di più: la sua unica preferenza è proprio per le persone scartate. Abbiamo ascoltato le parole ardenti del profeta che invita Gerusalemme ad alzare gli occhi, a lasciarsi invadere dalla luce dilagante che piove dall’alto, e a contemplare con sguardo ammirato e giubilante l’incedere in pellegrinaggio verso la città santa, di tutte le nazioni. Proprio tutte, nessuna esclusa. Noi abbiamo fatto eco al profeta con il salmo: “Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra”. Proprio tutti, senza eccezione.

Nella seconda lettura san Paolo ci squaderna il mistero (= progetto segreto) di Dio. Nella sua misteriosa e misericordiosa sapienza il Signore offre la salvezza a tutti – proprio tutti, senza se e senza ma – perfino ai pagani, che invece venivano ritenuti estranei e lontani. Ma con Gesù la strategia di Dio registra una drammatica impennata. I vicini si allontanano. I lontani si avvicinano. Vedi i capi dei sacerdoti e gli scribi di Gerusalemme. Vedi Erode. Sono quasi ‘a km zero’ da Betlemme, ma rimangono allineati sul fronte del ‘no’ al Messia bambino. Mentre sul fronte del ‘sì’ si schierano i magi: non appartengono al popolo d’Israele, eppure vengono da lontano. La profezia di Isaia ora si compie in maniera paradossale: nasce un nuovo popolo di credenti, al posto dell’antico, e diventa luce del mondo. Si enuncia il disegno di salvezza di Dio Padre. Si annuncia la strategia del giovane Messia, il quale dirà di sé: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,13).

Già da questa rapida ripresa dei brani appena proclamati e ascoltati, possiamo approdare alla certezza di tre verità originarie e fondanti, incontestabili e del tutto indiscutibili. La prima: Cristo è l’unico Salvatore di tutti. Infatti “(Dio Padre) vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). Concretamente questa “salvezza universale” trova il suo caposaldo esistenziale in Gesù Cristo: “Lui, e nessun altro, può darci la salvezza. Non esiste altro uomo al mondo al quale Dio abbia dato il potere di salvarci” (At 4,12, TILC). Nessun dialogo – pur necessario e doveroso con le religioni non cristiane – può attentare a questa prerogativa di Gesù, di essere l’unico, assoluto, indispensabile “salvatore del mondo” (Gv 4,42).

A questa verità se ne salda una seconda, strettamente agganciata alla prima: non c’è Chiesa senza Cristo e non c’è Cristo senza Chiesa. Pertanto non ci è dato di pensare, ma neppure lontanamente di nominare la Chiesa senza chiamare in causa Cristo, il Capo del Corpo che è la Chiesa. Senza il Capo il Corpo è morto. Senza il Corpo il Capo è monco.

Ed ecco la terza verità: “la Chiesa è il sacramento universale di salvezza” (LG 48). Parlare di Chiesa-sacramento significa dire che la Chiesa, rispetto alla salvezza, non è solo un segno, come lo può essere un segnale stradale: ti segnala la strada che porta al traguardo, ma non è il cartello che ti porta al traguardo. Invece il segno che è la Chiesa è anche strumento: la Chiesa è il segno attivo e lo strumento efficace della salvezza. E’ il segno che opera effettivamente la salvezza indicata. E’ l’immagine che attua realmente la salvezza rappresentata. La salvezza, operata da Dio Padre attraverso lo Spirito del Figlio suo Gesù Cristo, raggiunge effettivamente ed efficacemente tutti e singoli i membri della famiglia umana attraverso la sua Chiesa. L’unica via di salvezza per tutti è Cristo mediante la Chiesa.

Ma qui dobbiamo fare spazio a un grappolo di domande scottanti: e quelli che senza la loro colpa non conoscono né Cristo né la Chiesa, come possono salvarsi? Tra parentesi: stiamo sereni. Attenzione a non voler insegnare a Dio ad agire da Dio! A non pretendere di spiegare a Dio come si fa a salvare l’umanità! Ad ogni modo, ecco la rassicurante risposta del concilio Vaticano II: “(Se essi: i non-cristiani) senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo , ma cercano sinceramente Dio, e sotto l’influsso della sua grazia si sforzano di compiere fattivamente la volontà di Dio conosciuta attraverso il dettame della coscienza, costoro possono conseguire la salvezza” (LG 16). Pertanto anche ai non cristiani – primi fra tutti gli ebrei e i musulmani, come pure i non credenti – viene riconosciuta una dignità derivante dal fatto che anch’essi rientrano nel piano salvifico di Dio. A ciascuno di loro viene misteriosamente offerto un aiuto interiore dalla grazia, capace di orientare la loro esistenza verso la salvezza. Quella salvezza operata – per tutto il genere umano – dalla morte e risurrezione di Cristo.

Ma allora – è un’altra domanda – perché la missione? Perché Cristo è il Salvatore di tutti gli uomini, anche di La civiltà ha fatto un passo decisivo, forse il passo decisivo, il giorno in cui lo straniero, da nemico (hostis) è divenuto ospite (hospes). Il giorno in cui nello straniero si riconoscerà un ospite, allora qualcosa sarà mutato nel mondo. È il passo che le nostre comunità devono saper compiere, non dimenticando l’importanza dell’ospitalità che porta dalla paura all’incontro, dall’incontro alla relazione, dalla relazione alla integrazione. In breve, dall’ostilità all’ospitalitàquelli che non lo conoscono. E se è vero che i non cristiani di buona volontà sono già aperti al suo amore, in modo da poter ricevere la salvezza, questo è un motivo in più perché siano aiutati a conoscere il suo nome e il suo volto, e vivano consapevolmente e pienamente il rapporto con lui. Se io avessi più coraggio, se noi tutti avessimo l’ardore di Paolo e non ci vergognassimo del Vangelo, potremmo condividere la sua automaledizione: “Guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16).

Siamo all’ultima domanda: qual è il valore aggiunto dell’appartenenza ecclesiale? In parole più spicce: che vantaggio c’è ad appartenere alla Chiesa? Il vantaggio è che nella Chiesa posso scoprire il ‘tesoro’ più favoloso e invidiabile al mondo: il Cristo vero e intero. E in quello scrigno posso trovare tre gioielli di incalcolabile valore: lo smeraldo della parola di Dio, la sacra Scrittura. Il rubino dei sacramenti, a cominciare dal battesimo fino al top dell’eucaristia. La perla della comunità cristiana, con la guida dei suoi pastori e la compagnia dei fratelli nella fede. Cosa vogliamo di più?

Ma ora mi verrebbe da gridare: Warning! Poveri noi se crediamo di salvarci solo perché siamo incorporati alla Chiesa! Se noi non perseveriamo nella carità, allora rimaniamo nella Chiesa “soltanto con il corpo, ma non con il cuore” (S. Agostino). Se andiamo in automatico, se non corrispondiamo alla grazia della fede, “anziché essere salvati, saremo giudicati molto più severamente” (LG 15).

Preghiamo allora così: “In questa festa dell’Epifania, ridesta in noi, Signore, il desiderio di incontrarti, la voglia di cercarti, la gioia di trovarti, l’ardore di annunciarti, crocifisso-risorto-vivente, ai nostri fratelli e alle nostre sorelle. Amen”.

Rimini, Basilica Cattedrale – Epifania 2019

+ Francesco Lambiasi