Mi basta toccargli il mantello

Omelia nella Messa per gli Insegnanti di Religione

1. Fortissimo Gesù! Nel vangelo di oggi (Mc 5,21-43) viene riportato da san Marco un episodio curioso e alquanto intrigante. Il Maestro di Nazareth ha da poco iniziato la magnifica e drammatica avventura della sua vita: l’attività di messaggero itinerante, venuto a inaugurare il regno di Dio sulla terra. Il suo è un cammino deciso, coinvolgente, travolgente. Dove passa, rifiorisce la speranza. Si riaccendono sogni di futuro. Si riaprono sentieri di fiducia. Si riavviano cammini di vita piena, umana, pienamente umana. Gesù smaschera ipocrisie. Denuncia prepotenze. Censura malefatte. Ma avvicina pubblicani e pubbliche peccatrici. Consola malati. Riscatta oppressi ed emarginati. Chiama dei poveri pescatori a seguirlo e a collaborare con lui.

La sua visione della vita è affascinante. La sua capacità di leggere le aspirazioni profonde dei cuori è sorprendente. Ti senti interpretato dai suoi messaggi vertiginosi. Vieni trafitto dai suoi sguardi penetranti. Ti percepisci scosso dalle sue invettive. Ti ritrovi stupito dalle sue visioni di futuro. Alla gente non pare vero di poter uscire dal letargo di una vita incolore, inodore, insapore. Tante persone umili e miti non vedono l’ora di scrollarsi di dosso la cappa asfissiante di una religione ridotta a riti scontati. Rimpicciolita a formule spente che hanno annebbiato e arrugginito il volto luminoso del vero Dio degli antichi padri d’Israele e dei suoi grandi profeti. Non c’è da meravigliarsi allora che attorno a Gesù si faccia un pigia-pigia. Né lui fa niente per schivare la povera gente. Si ferma, dialoga, sussurra, grida, richiama, conforta.

Ecco, ora si intrufola nella calca una povera donna, afflitta da una malattia maledetta: emorragia cronica, incurabile. Per questo tipo di nauseante patologia la legge è inflessibile. Si tratta di una situazione di impurità, e la malata deve assolutamente evitare ogni contagio umano. Per la poveretta è una situazione invivibile. Ha fatto di tutto per uscirne, per recuperare salute e dignità. Ha speso tutti i suoi soldi. Niente! Condannata all’emarginazione più spietata, alla sofferenza più crudele. Senza pace né con Dio, né con gli altri, né con il proprio miserabile io.

Ma quando sente parlare di questo misterioso personaggio di nome Jeshù, quando ascolta le voci sul suo conto – che va annunciando un Dio che è Padre-Abbà, che non ha creato la morte, che non gode per la rovina dei viventi, che ha plasmato la terra come un giardino fiorito – si fa da sola un progetto ad alto rischio. E se poi fosse proprio lui a scomunicarla pubblicamente e a relegarla definitivamente nell’isola dei disperati? No, questo da un rabbi così misericordioso, no! Magari non le ridarà la salute, ma scacciata da lui in malo modo proprio no! E allora si dice… “La legge mi schiavizza e mi imprigiona. Non mi permette di accostare nessuno. Ma questo Jeshù deve pur avere qualcosa anche per me. E’ vero: io non sono all’altezza di una richiesta da presentargli, né di una umile, accorata preghiera da rivolgergli. No, non oso parlargli. Mi basta solo toccargli il lembo del mantello. Un Maestro così, io lo devo avvicinare, io lo voglio almeno sfiorare”.

E quel tocco la guarisce. Gesù non sta facendo servizi davanti alle telecamere. Sta intercettando la grande sete di un Dio vivo e vero. Si accorge di quella ‘scossa’ pietosa, tenera come una carezza, e le dice che non è avvenuto niente di magico in lei. La chiama con un nome dolcissimo: ‘figlia’, bruciando ogni distanza. Quel che è avvenuto in lei è dovuto al coraggio della sua fede. Fortissimo Gesù!

2. Care/i Insegnanti di Religione, non vi sembri stiracchiato da parte mia se ora da questo vangelo, che potremmo intitolare “il contatto della misericordia e della fede”, io ricavo un assist per la vostra missione e per il vostro prezioso servizio. Poiché questo mi sembra sia lo scopo pertinente e il frutto più importante del vostro lavoro: favorire lo scoccare di una scintilla nella mente, nel cuore e nella vita dei vostri bambini, ragazzi e giovani. La scintilla di un acuto interesse, di una pungente curiosità, di una passione ardente nei confronti di Gesù di Nazareth. Lo so: non tocca a voi proporre a scuola percorsi di catechesi. Né tanto meno fare del patetico proselitismo, perché altrimenti tradireste la nostra scuola, la vostra fede e i cari alunni, a voi affidati. A voi invece tocca tener conto di quanto recita l’Accordo di revisione del Concordato tra la Chiesa e lo Stato italiano (1984). E cioè che “la religione cattolica fa parte integrante del patrimonio storico e culturale del popolo italiano”.

A voi tocca pertanto aiutare i vostri alunni a fare piazza pulita dei non pochi equivoci e pregiudizi in campo religioso, che circolano in varie correnti dell’opinione pubblica e rischiano di inquinare le loro menti. Ne cito alcuni.

Ad esempio, per quanto riguarda il rapporto ‘ragione-fede’: il ritenere che chi crede non pensa e chi pensa non crede. Al contrario si potrebbe arrivare a dire che il credente è un ateo che ogni giorno si sforza per ricominciare a credere. Mentre il non-credente è un credente che ogni giorno lotta per ricominciare a non credere. In parole più semplici occorre mostrare come un autentico credente non sia affatto un ingenuo, acritico credulone.

Un altro pesante e penoso pregiudizio è il pensare che Gesù sia un personaggio mitico, o una idea astratta e nebulosa, anziché una persona concreta, realmente ed effettivamente vissuta nella Palestina, dall’anno 6 circa a C. al 30 d.C. In effetti possediamo una documentazione storica di altissimo pregio – attestata da fonti ebraiche, pagane e cristiane – più per Gesù che per tanti altri personaggi contemporanei. Ancora: occorre sfatare il preconcetto che Gesù sia morto per una causa accidentale o per un incidente diplomatico. Invece è morto per amore dei suoi discepoli e dell’umanità intera, accettando di subire una violenza totalmente ingiustificata per farne l’occasione di una dedizione totalmente incondizionata.

In breve, care Sorelle e cari Fratelli che insegnate Religione, vi auguro che, mentre svolgete un’attività didattica ispirata a criteri di razionalità, obiettività, competenza e correttezza, i vostri alunni vedano la gioia del Vangelo brillare nei vostri occhi e la sentano vibrare nei vostri cuori.

Rimini, Basilica Cattedrale, 26 giugno 2021

+ Francesco Lambiasi