Testamento spirituale di don Mauro Evangelisti

Carissimi,

desidero ringraziare con voi il Signore, Dio della vita, per quanto mi ha dato, nella speranza di godere per sempre della sua presenza, “perché eterna è la sua misericordia”.
Un primo grazie va ai miei genitori, che oltre a darmi la vita mi hanno fatto vedere cosa significa prendere le cose sul serio e amare senza risparmiare nessun sacrificio. Da loro ho ricevuto anche la base per il mio cammino di fede.
Grazie a tutti i miei familiari, che con discrezione e fedeltà mi hanno sempre accompagnato, specie nella malattia. Un grazie alla parrocchia dove sono cresciuto e dove ho avuto il dono di conoscere la santità nella persona di Carla Ronci.
Grazie alla mia diocesi, che ha riconosciuto la mia vocazione e l’ha accolta, riservandomi sempre una grande fiducia.
Grazie al vescovo Emilio, che mi ha accolto in seminario e che ogni anno mi faceva gli auguri nel mio onomastico, ricordando che la sua prima omelia era stata proprio nel giorno di san Mauro. Grazie al vescovo Giovanni che mi ha ordinato e inviato nelle prime parrocchie. Grazie al vescovo Mariano che mi ha fatto parroco e quando la salute mi ha fermato, mi ha dato la possibilità di rendermi utile diversamente in un’altra comunità. Un grazie tutto speciale al vescovo Francesco, che oltre alla sua paternità di pastore mi ha fatto dono di una amicizia e di una stima che mi confondono. Grazie ai confratelli sacerdoti con cui ho condiviso il ministero più da vicino e a tutti gli altri, per i numerosi esempi di vocazione vissuta che mi hanno dato. In particolare un grazie a don Fiorenzo, mio confessore e padre spirituale negli ultimi anni, per avermi con tanta carità e saggezza accompagnato incontro al Signore.
Grazie alla parrocchia di Santarcangelo, dove ho vissuto il diaconato e i primi quattro anni come prete. Mi ha insegnato l’accoglienza paziente, attenta e calorosa.
Grazie alla parrocchia di santa Lucia di Savignano, che mi ha stimolato nell’attività con tante iniziative generose.
Grazie in modo tutto speciale alla parrocchia di Miramare, alla quale sono legato per la responsabilità che ne ho portato per tredici anni. Mi ha aiutato ad uscire da me stesso e a mettere al centro le necessità di chi mi sta davanti. La considero la mia famiglia acquisita, non solo per il ruolo che vi ho esercitato, ma anche per le relazioni di amicizia e di affetto che da questo sono nate.
Grazie alla parrocchia di san Mauro, l’ultima in cui ho svolto qualche servizio attivo. vi ho respirato la bellezza semplice dei rapporti che mettono tutti a proprio agio, come a casa propria.
Grazie ai confratelli e al personale della casa del clero, dove ho vissuto in tutto circa due anni, in mezzo a tanta attenzione e serenità.
Grazie a tutte le persone che ho conosciuto o anche solo incontrato. Ai bambini, veri prediletti del Signore e immagine del suo regno. Ai giovani, che ho guardato sempre con simpatia, anche se il mio carattere non è riuscito a comunicare tanto a loro, vera riserva di gioia per la comunità.
Alle famiglie, cuore della Chiesa madre e di Dio padre, per avermi ricordato che la mia vocazione era complementare alla loro. Agli anziani e ai malati, alla cui condizione sarei stato in seguito associato io stesso, per la loro presenza silenziosa, nascosta e feconda.
Ai consacrati, per la loro testimonianza umile e così generosa.
Grazie a tutti, insomma.
Ma anche e soprattutto perdono. Per le attese deluse, per le mancanze di fede e di carità, per gli errori e i peccati commessi e per le tantissime omissioni. Tutto vi chiedo di affidare con me alla misericordia infinita di Dio, unica mia speranza.
Ma un angolo speciale di questo mio scritto devo dedicarlo all’ultima parte della mia vita, quando il Signore mi ha chiamato in un modo nuovo a stare con lui sulla croce. Ritengo questa la parte più preziosa della mia esistenza, proprio perché la più difficile. Ringrazio il Signore di come si è servito di me, delle cose che su questa strada mi ha fatto capire, della possibilità che mi ha dato di stare vicino a tante altre persone più provate di me.
Ma ho il dovere di ringraziare in modo particolare tutti quelli che mi sono stati vicini in questo tempo di grazia e di fatica, che mi hanno fatto sentire il loro affetto, che mi hanno sostenuto con la preghiera. Tra queste persone, oltre ai miei familiari, ai quali ho dato tanto da fare, in modo tutto speciale i fratelli e le sorelle della comunità che mi ha accolto in casa sua.
Grazie per la pazienza infinita, per il sorriso costante, per l’esperienza di famiglia che vi ho potuto fare, per tutto quello che mi è stato insegnato sulla vita cristiana e in particolare sulla centralità della parola di Dio.
Senza le persone che ho avuto accanto non sarei riuscito a portare il peso di quello che mi è stato chiesto, fisicamente e ancor più spiritualmente. È stato il Signore stesso a starmi accanto attraverso di loro. Intendo comprendere nella comunità anche persone dell’assistenza, tutte veramente speciali.
Ringrazio poi tutto il personale sanitario e l’ASL di Rimini per il servizio di grande qualità che mi hanno reso.

[omissis]

Disposizioni per il mio funerale.
Desidero essere vestito con la mia veste talare, il camice bordato di bianco della mia ordinazione e la casula bianca della prima messa. In mano un crocifisso. Voglio una bara molto semplice e senza decorazioni, con sopra una croce vuota, simbolo della Risurrezione.
Desidero essere sepolto e non andare in un loculo.
Sul ricordino vorrei che ci fossero le parole del salmo 84 (83): “Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio. Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente. Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion”.
La liturgia sia possibilmente di festa, a discrezione del vescovo.
Come letture mi piacerebbero 2 Cor. 1,3-7 e Giov. 21,15-19, col salmo 84 (83).
Chiedo di evitare ogni spesa per i fiori.
Le offerte che si raccoglieranno in chiesa andranno naturalmente alla chiesa, ma avrei piacere che qualcuno si ricordasse anche dell’associazione AISLA e della ricerca scientifica sulla malattia.
Lascio a voi decidere in quale chiesa celebrare la messa di commiato e in quale cimitero seppellirmi.
Vi chiedo la carità della preghiera di suffragio soprattutto con la celebrazione della messa. Chiedo nel frattempo al Signore con tutte le mie forze il dono della perseveranza e la grazia di morire con il conforto dei sacramenti.
Offro la mia vita e la mia malattia per le necessità della chiesa, in particolare della nostra diocesi, per le vocazioni sacerdotali.

Se qualcuno non si è sentito ricordato in questo saluto, gli chiedo perdono e cercherò di rimediare dall’aldilà.
Spero e prego, non solo ora, ma lo farò anche dopo, di poterci ritrovare tutti nella casa del Padre che ci ama e ci attende.
Intanto vi abbraccio forte, di cuore.

Don Mauro Evangelisti