Tin bota, Mà!

Tin bota, Mà!
Colloquio con Maria, Madre di misericordia

     Santa Maria, donna dagli occhi limpidi e vigilanti,
rivolgi a noi il tuo sguardo dolce e commosso
ora che ci siamo smarriti in una buia selva
di spinose domande e di scarse risposte.
Aiutaci a guardare alla tragedia che ci va affliggendo
non come a un castigo rifilatoci da un destino cinico e baro,
ma come a un improrogabile richiamo a cambiare vita,
per vivere giorni e opere di fraterna comunione,
con tangibile gratuità e fattiva condivisione.

     Santa Maria, discepola dall’ascolto umile e disponibile,
iscrivici alla tua scuola dove tu ci insegni l’arte preziosa del silenzio,
e ci fai riconoscere chi meriti il diritto della prima parola:
il tuo Figlio, Parola fatta di carne, e carne crocifissa,
e il grido straziante dei suoi e nostri fratelli più poveri.
Tu che a Cana ci hai pregato di fare qualsiasi cosa Gesù ci dica,
dacci una mano per non ridurci in quest’ora drammatica
a monotoni ripetitori di fraseggi leziosi e patetici slogans,
ma per divenire docili uditori e solleciti ‘facitori’ della Parola.

      Santa Maria, sorella dal cuore puro e misericordioso,
ricordaci che amare significa decentrarsi e uscire da sé.
Non darti pace fino a quando staremo rannicchiati
nella bolla soffocante del nostro penoso egoismo.
Facci sentire un’acuta nostalgia di relazioni calde e trasparenti.
Aiutaci a ricucire in un delicato lavoro di tessitura
strappi laceranti, tristi fratture e assurdi conflitti,
per convergere in una appassionata ricerca del bene comune
e in una spinta tenace verso una fraternità senza né scarti né riserve.

        Santa Maria, madre dalle mani nodose e tenere,
tu, gentile Signora di poche parole, non stare a guardare.
Scendi dal trono, vieni in mezzo a noi e allunga le tue braccia
per tergere le lacrime amare dei nostri fratelli ammalati.
Addolcisci con carezze di madre l’impotenza dei loro cari.
Riempi di contatti cordiali e discreti il tempo acerbo di chi è solo.
Alleggerisci con adeguato supporto l’immane fatica di medici,
infermieri, operatori sanitari, assistenti sociali e volontari.
Illumina i nostri governanti perché siano saggi e concordi
nel trovare soluzioni mirate e risorse efficaci per tutti.
Rivesti della tua carità i nostri pastori e i loro collaboratori,
perché annuncino l’indispensabile profezia della speranza
ed esercitino l’insostituibile servizio della consolazione.
Guarda con materna comprensione il cristiano che dubita
e il non credente che ora più di prima fatica a credere.
Spalanca la casa del Padre ai nostri cari che ci hanno lasciato
e al loro arrivo organizza una festa senza più né fine né paura né pianto…
       Madre cara, Maria carissima, noi ti diciamo: “Tin bota, Mà!”.
E tu non stancarti di ripeterci: “T’nì bota anche vuielt, fiul!”.