La nostra madre terra

Chiamati a proteggerla, a curarla, a custodirla

Intervento del Vescovo per la Giornata Diocesana del creato

Risuona invitante, riecheggia coinvolgente e martellante il richiamo di Gesù nel vangelo appena proclamato (Mt 6,25ss): “Guardate gli uccelli del cielo! Osservate i gigli del campo!”. Gli uccelli del cielo: creaturine quasi senza peso e senza gravità. Gesù sfiora gli uccelli con uno sguardo limpido e gratuito, e sembra quasi supplicarci con voce accorata: “Lasciatevi attirare come i passeri e le rondini dall’alto. Lasciatevi calamitare come loro dalla forza di gravità verticale che attrae dal cielo. Volate alto anche voi, liberi e lievi”. E ancora: “Osservate i gigli del campo: lasciatevi incantare dal tripudio dei loro colori. Lasciatevi stupire dalla loro splendida, tenera bellezza”.

Oggi, nei confronti del creato, ci è richiesto un triplice sguardo.

Anzitutto, uno sguardo contemplativo.
Chiediamo un assist a papa Francesco, che al centro della sezione Laudato sì dedicata alla biodiversità (nn. 32-42) guarda con occhi rapiti il grande miracolo dell’ecosistema terrestre e contempla con commosso stupore ’francescano’ alcuni polmoni del nostro pianeta colmi di biodiversità: dal bacino fluviale del Congo, alle barriere coralline, alle grandi falde acquifere, fino ai ghiacciai e alla sterminata foresta dell’Amazzonia, sedi di una vita lussureggiante e differenziata, che si dispiega sulla terra in forme splendidamente variegate.
Ricordiamo che contemplare è una parola che incorpora la radice latina “templum – tempio” e ci fa pensare al nostro pianeta come ad uno spazio sacro, un tempio consacrato da Dio alla gioia dei suoi figli, chiamati ad esserne i ‘sacerdoti’ benedetti e dedicati a collaborare con Dio per orientare il creato a un destino di pienezza.
Pertanto ricordiamo ancora che il comando del Creatore “Soggiogate la terra e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo” non può essere equivocato: soggiogare non equivale a saccheggiare. E dominare non significa devastare.

Ma non possiamo non guardare alla nostra madre terra anche con uno sguardo fortemente preoccupato.
Se il creato è destinato ad essere trasfigurato dalla gloria avvolgente del Cristo risorto, non possiamo non riconoscere che il volto della terra è stato da noi orribilmente sfigurato. Nell’enciclica ‘francescana’ Laudato sì, l’invito alla contemplazione della smagliante bellezza del creato si salda con l’acuta percezione della minaccia che incombe sulla biodiversità: “Per causa nostra, migliaia di specie viventi non daranno gloria a Dio con la loro esistenza, né potranno comunicare il loro messaggio. Non ne abbiamo il diritto” (n. 33).
Non a caso l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium sottolineava che “mediante la nostra realtà corporea, Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione” (n. 215).
Anche il nostro paese è esposto a una pesante perdita di biodiversità, con dinamiche che interessano sia il mondo vegetale che quello animale, depotenziando la bellezza e la sostenibilità delle nostre terre e compromettendone gravemente la vivibilità.

In terzo luogo ci si richiede uno sguardo responsabile.
Allora che fare? Come possiamo contribuire a far ravvedere una società che esclude i poveri, brucia risorse e consuma la biosfera?
Il Papa ci ricorda che “siamo chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre, perché il nostro pianeta sia quello che egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza” (n. 53). Siamo dunque chiamati a convertirci, a farci custodi della terra e della biodiversità che la abita.
E’ urgente favorire pratiche di coltivazione realizzate rendendo possibile la fertilità della terra senza modificarne l’equilibrio.
E’ urgente utilizzare nuove tecnologie orientate a valorizzare, per quanto possibile, il biologico.
E’ urgente favorire la ricerca scientifica, che studi la biodiversità e operi per la conservazione di specie animali e vegetali.
E’ urgente contrastare tante pratiche che degradano e distruggono la biodiversità: si pensi alla deforestazione, al proliferare delle monoculture, al crescente consumo del suolo o all’inquinamento che lo avvelena.
E’ urgente inoltre opporsi – con politiche efficaci e stili di vita sostenibili – a quei fenomeni che minacciano la biodiversità su scala globale, a partire dal mutamento climatico.

Preghiamo con papa Francesco per la nostra terra:

Dio onnipotente, che sei presente in tutto l’universo e nella più piccola delle tue creature, Tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste, riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura della vita e della bellezza.
Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle senza nuocere a nessuno.
O Dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra che tanto valgono ai tuoi occhi.
Risana la nostra vita, affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo, affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione.
Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra.
Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, a contemplare con stupore, a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature nel nostro cammino verso la tua luce infinita.
Grazie perché sei con noi tutti i giorni.
Sostienici, per favore, nella nostra lotta per la giustizia, l’amore e la pace.

Rimini, Chiesa dei Servi, 29 settembre 2019

+ Francesco Lambiasi