Gesù volto della misericordia del Padre

L’evento, il credo, le beatitudini

Intervento del Vescovo alla 39.a Convocazione del RnS

L’evento

Se l’Antico Testamento si può riassumere nell’affermazione chiara e netta: “Molte volte e in molti modi Dio ha parlato ai nostri padri rivelando il suo volto misericordioso”, tutto il Nuovo Testamento si può concentrare in questa semplicissima e densissima proposizione: “Il volto misericordioso di Dio Padre ci è stato pienamente e definitivamente rivelato da Gesù di Nazaret”. Nell’Antico Testamento, specialmente nei Salmi, si inciampa continuamente in sospiri struggenti come questo: “Il tuo volto, Signore, io cerco; non nascondermi il tuo volto” (Sal 27,8). Questa rivelazione avviene in un duplice senso: Dio toglie il velo che copre il suo volto (lo s-vela) e fa cadere le bende che ci coprono gli occhi (ci s-benda). Nel prologo del quarto vangelo, San Giovanni trasognato canta felice: “Dio nessuno lo ha visto mai; il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”.

 Il credo

No, io non crederò mai in:
– un dio che si possa “provare” con l’evidenza schiacciante di un “test” indiscutibile o che si lasci incapsulare in una gelida formula teologica. Credo nel Dio che non si dimostra come un teorema matematico, ma si mostra nell’umanità fatta di carne e di sangue, di nervi e di sentimenti, di pensieri e di scelte dell’uomo Gesù di Nazaret;
– un dio che pretenda da me riverenze e salamelecchi o che reclami inchini e prostrazioni ai suoi piedi. Credo nel Dio che si china ai miei piedi per lavarmeli con lacrime di compassione per i molti mali che mi affliggono e con pianti di gioia anche per il poco bene che riesco a combinare;
– un dio che faccia l’offeso e il risentito per i peccati che ho commesso, ma nel Padre che si affligge per il male che mi sono procurato o per le ferite causate ai miei fratelli;
– un dio che si apposti dietro una curva per cogliermi in fallo e tendermi una rappresaglia per farmela pagare. Credo in un Dio che non vede l’ora di riabbracciarmi e mi corre incontro per mettermi l’anello prezioso al dito e i sandali della festa per il mio ritorno a casa;
– un dio che faccia l’indifferente di fronte alle lacrime dei bambini innocenti, alle ferite delle ragazzine abusate, alle sofferenze degli omosessuali derisi o delle donne violentate. Credo in un Dio che non pesa con la stessa bilancia la vittima e il carnefice, che non fa il nonno buonista o il vecchietto bacchettone da ricattare o di cui approfittare a cuor leggero;
– un dio che mi chieda la fede e mi spenga la ragione o prevarichi su di me con il peso di una superiorità schiacciante , un dio “neroniano” che mi voglia possedere, ma nel Padre forte e tenero che mi vuole liberare.

Sì, io credo nel Dio della misericordia più generosa che afferma la sua grandezza nel fare grandi i suoi figli;
– nel Dio della misericordia più umile che esprime la sua onnipotenza riducendosi all’impotenza per amore;
– nel Dio della misericordia più gratuita che preferisce mille volte sacrificarsi e morire lui per l’uomo, anziché vedere l’uomo morire per lui e che rinuncia a salvare se stesso pur di salvare tutti noi;
– nel Dio della misericordia più feconda, che trova la sua gloria nel parteciparci la sua vita e nel condividere con noi la sua straripante felicità;
– nel Dio della misericordia più fedele, che non sta sempre a rovistare nel mio passato, ma che lo faccio felice se gli permetto di dischiudermi un futuro di risurrezione e di vita piena e traboccante.

Le beatitudini
– “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”.
– Beati quelli che perdonano per amore dell’Altissimo, perché da lui saranno perdonati.
– Beati quelli che ripongono la loro felicità nel far felici i miseri: i poveri, gli afflitti, i perseguitati.
– Beati quelli per i quali c’è più gioia nel dare che nel ricevere.
– Beati quelli che credono nella parola fedele del Dio che si ricorda sempre della sua misericordia e la stende su quelli che lo temono e lo amano.

Come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre.

Rimini-Fiera, 22 aprile 2016

+ Francesco Lambiasi