Prefettura, Diocesi e case canoniche

Disponibilità a mettere a disposizione strutture per l’accoglienza

La cronaca del cammino dei migranti ci ha regalato, in questi giorni, immagini e storie diverse: il pianto di una ragazza palestinese, Reem, in Germania, per il diniego (poi ritirato) alla richiesta d’asilo; il pianto dei genitori di Raghad, la bambina siriana diabetica morta su un “barcone della speranza”; la fatica dell’accoglienza a Treviso; la strumentalizzazione della paura a Roma. Quattro istantanee che invitano a non guardare altrove, a non dimenticare la tragedia dei migranti forzati. “L’accoglienza non nasce semplicemente da un dovere di ospitalità, – dice il direttore generale Migrantes Gian Carlo Perego – ma è la sola strada per costruire il nostro domani, per progettare ancora una volta il nostro futuro”.

Si inserisce in questo contesto che interroga quotidianamente la nostra coscienza, la nostra intelligenza e la nostra fede, la disponibilità offerta della Diocesi di Rimini a destinare alcune case canoniche, attualmente non abitate dal parroco, all’accoglienza dei profughi.
Una tale collaborazione, sollecitata in precedenza dal Prefetto Claudio Palomba, è stata ribadita dalla Diocesi al nuovo Prefetto di Rimini, dott.ssa Giuseppa Strano.

In merito ad un accordo tra la Prefettura e la Diocesi di Rimini sul tema accoglienza, sono necessarie alcune precisazioni:

– di fronte ad una precisa richiesta della Prefettura, la Diocesi non poteva non prendere in seria considerazione e sentire come dovere morale la necessità di contribuire con una risposta positiva ad una emergenza drammatica, impellente e continua;

– la Diocesi ha presentato alla Prefettura un elenco di strutture disponibili, che però, essendo non utilizzate da diverso tempo, non sono immediatamente agibili, ma necessitano di lavori di manutenzione, più o meno consistenti;

– poiché il Ministero degli Interni ha messo a disposizione della Prefettura dei fondi esigui per questi interventi, la Diocesi stipulerà una convenzione con la Prefettura, concedendo in comodato gratuito quegli edifici che i funzionari riterranno più idonei allo scopo;

– i lavori potranno essere eseguiti direttamente dalla Prefettura o dalla Diocesi, nel caso il suo intervento diretto possa servire ad accelerare gli interventi. In questo caso, al termine dei lavori la Diocesi presenterà regolare e dettagliata documentazione degli interventi svolti e strettamente necessari alla riapertura delle case individuate;

– per quanto riguarda la gestione di queste strutture, quando saranno accolti i profughi, sarà direttamente la Prefettura a stabilire accordi con le Associazioni o le Cooperative con le quali essa già opera in convenzione;

– la Diocesi non viene coinvolta dunque in alcun modo nella gestione economica dei profughi e non ha nessun ritorno finanziario da questo intervento di natura puramente umanitaria. Sarà invece sua cura contattare preventivamente i parroci interessati per territorio e vedere assieme come aiutare le comunità parrocchiali ad un atteggiamento di accoglienza e di integrazione. Non ci nascondiamo i problemi: ma i bisogni e le necessità devono avere il sopravvento sugli ostacoli.

Quest’opera di aiuto non distoglierà ma aumenterà anzi l’attenzione e l’impegno della Chiesa riminese verso le situazioni di bisogno del territorio, per le quali sia le Parrocchie sia la Diocesi in questi anni non hanno mai mancato di profondere quotidianamente impegno, passione ed energie.