Il dono del diaconato nella nostra Chiesa

Lettera ai presbìteri e alle loro Comunità ecclesiali

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».  Gv 13,13-15

 A conclusione del cammino di confronto e approfondimento sul dono e il ministero specifico dei diaconi nella Chiesa, che ha coinvolto i presbiteri e la Comunità diaconale, vorremmo presentare alcuni “punti fermi” e alcune proposte pastorali affinché il diaconato sia sempre più valorizzato per la missione della Chiesa diocesana.

In questi 40 anni, il Signore ha benedetto la nostra Diocesi con circa 60 diaconi (attualmente, in vita, 54) e circa altri 15 fratelli stanno verificando questa eventuale chiamata.

In continuità con la lettera dei Vescovi dell’Emilia Romagna “Chiamati a servire. Il dono del diaconato permanente” del 22 settembre scorso, che ha richiamato la natura sacramentale e il compito di servizio all’annuncio del Vangelo e alla carità,  ci preme sottolineare i seguenti aspetti.

– Il diacono potrà vivere e svilupparsi solo dentro ad una Chiesa che metta al centro il Vangelo e viva in uscita missionaria nelle periferie esistenziali in una relazione di complementarietà tra i vari ministeri ordinati e laicali. Il diacono, in quanto segno sacramentale di Cristo Servo, ricorda a tutti noi che vivere il Vangelo è servire.

– I diaconi non sono un ‘optional’ a seconda della sensibilità e preferenze dei presbiteri, ma complementari al ministero del presbitero: mentre il presbitero ha il compito della “presidenza” della Comunità quale espressione della presidenza eucaristica e promuove la comunione tra i diversi carismi e ministeri, Il diacono manifesta il legame tra l’annuncio del Vangelo proclamato e la vita quotidiana della gente, con un’attenzione prioritaria ai più poveri, stimolando tutta la comunità a servire.

Il diacono non può limitarsi a svolgere dei “servizi” affidatigli dal parroco, ma deve alimentare relazioni di comunione nella Comunità, tra prete e laici, tra gruppi, tra operatori pastorali. Si impegna, inoltre, a promuovere la ministerialità dei laici in risposta alle tante forme di povertà. In tal senso, la sua presenza diventa preziosa nella sensibilizzazione alla carità di tutta la comunità e nella animazione della Caritas.

– Per questo, è fondamentale una relazione di stima, amicizia e corresponsabilità tra parroco e diacono, che si esprime nel “leggere insieme” la vita della comunità, cogliere eventuali esigenze, promuovere la collaborazione dei laici nei vari organismi pastorali, evidenziare le povertà che chiedono una risposta. Tutto ciò nel rispetto della responsabilità ultima del parroco.

– Il Diacono vive un legame privilegiato con il Vescovo, che è prioritario rispetto a quello con il suo parroco e parrocchia di origine. Per questo, attraverso la “Missio” canonica, il Vescovo determina quale sarà il suo ministero a servizio della Chiesa diocesana, valorizzando le sue capacità e in modo compatibile con le esigenze della sua famiglia e professione. Questo aiuta la nascita di “diaconie” che coinvolgono diaconi, presbiteri e laici in ambiti “oltre” la singola parrocchia (ospedale, carcere, ambiti giovanili, marginalità sociale, uffici pastorali, laboratori permanenti sul rinnovamento della pastorale..). In particolare, nella configurazione delle Zone/Unità pastorali, il diacono è un servitore della vita delle piccole comunità senza presbitero, animatore dei carismi laicali, responsabile di specifici ambiti ‘trasversali’.

– Il diacono, sposato e con un suo lavoro, trova nella famiglia e nella professione i primi luoghi in cui vivere la “diaconia”. Inoltre, la relazione con la propria sposa è sostegno e aiuto a fare discernimento sull’opportunità di concrete modalità di esercizio del ministero.

– Alla luce di questi elementi, diventa determinante il discernimento vocazionale dei possibili candidati al diaconato. Per essere diacono non basta che un fratello nella fede sia un “collaboratore generoso” nelle attività parrocchiali, né solo una persona dedita alla preghiera, un appassionato della animazione liturgica, tanto meno il diaconato può essere un “gradino” per acquistare prestigio e “potere” nella comunità.

Al futuro diacono si chiede innanzitutto che viva un’esperienza di amore personale per il Signore Gesù e sia motivato a seguirlo nella via dell’umiltà e del servizio alla sua Chiesa. Poi, goda di stima nella Comunità cristiana, manifesti una maturità umana, una capacità di relazione e di tessere legami, avvicinare i lontani. Inoltre, abbia una sensibilità speciale per i poveri e il desiderio di comprendere sempre meglio le sfide culturali e pastorali di oggi.

In concreto, offriamo alcune proposte che affidiamo al vostro discernimento.

1. Affrontare nel Consiglio Pastorale questo tema, per una comprensione maggiore della vocazione del diaconato e far emergere eventuali candidati nella propria Comunità.

2. Dedicare una domenica annuale alla presentazione della figura del diacono, invitando qualche diacono a portare la sua testimonianza (magari in occasione di feste di santi diaconi: S. Lorenzo, S. Stefano, ..).

3. Dove sono presenti dei diaconi, insieme al parroco e, quando possibile coinvolgendo anche le spose dei diaconi, si curino alcuni momenti di preghiera, scambio, decisioni pastorali (ad es.: momento di preghiera settimanale, incontro periodico di confronto pastorale, momento mensile conviviale)

4. Gli incontri di Vicariato consentano l’effettiva partecipazione anche dei diaconi, grazie ad un orario compatibile con le loro necessità lavorative.

5. A seguito dell’ordinazione diaconale, il nuovo diacono venga presentato alla Comunità che lo accoglie, in una celebrazione liturgica presieduta possibilmente dal Vescovo o dal suo Delegato, spiegando la “Missio” affidatagli dal Vescovo.

6. Prospettare la creazione di “equipes diaconali” con sacerdote “referente”, che sul proprio territorio (Zona Pastorale o Vicariato) promuovano iniziative pastorali missionarie, (es. pastorale delle famiglie, Centri di ascolto della Parola, animazione della Carità/pastorale della sofferenza, pastorale giovanile, …)

Il Consiglio Presbiterale
e la Comunità Diaconale

Rimini, 6 Giugno 2021  Solennità del Corpo e Sangue del Signore