Giovanni Paolo II: un Papa tra i lavoratori

Veglia di preghiera per il mondo del lavoro
Venerdì 29 aprile ore 21, presso la Parrocchia S.Maria Mater Ecclesiae (Villaggio I Maggio)

L’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale da anni organizza in concomitanza del i Maggio, festa dei lavoratori, la tradizionale veglia di preghiera.

Quest’anno, la veglia assume un particolare significato, perché sarà interamente incentrata sulla figura di Giovanni Paolo II che il 1 maggio verrà beatificato.

È molto bello sottolineare la particolare concomitanza della beatificazione di Giovanni Paolo II con la ricorrenza dei vent’anni della lettera enciclica Centesimus annus (1° maggio 1991) e dei trent’anni della lettera enciclica Laborem exercens (14 settembre 1981).

Giovanni Paolo II, che nella gioventù ha conosciuto come operaio la fatica e la bellezza del lavoro, ci ha regalato un alto magistero su Cristo redentore che fonda l’amore di Dio verso l’uomo e la sua dignità: «La Chiesa non può abbandonare l’uomo, la cui “sorte”, cioè la scelta, la chiamata, la nascita e la morte, la salvezza o la perdizione, sono in modo così stretto ed indissolubile unite al Cristo» (Lettera enciclica Redemptor hominis, 4 marzo 1979, n. 14)

Nella lettera enciclica Laborem exercens – pubblicata in occasione del 90° anniversario della lettera enciclica Rerum novarum (15 maggio 1891); il ritardo di alcuni mesi fu dovuto all’attentato in Piazza San Pietro subìto il 13 maggio –, Giovanni Paolo II guarda all’uomo e al valore umano del lavoro. Il Papa con originalità di pensiero e di stile riprende le principali tesi della dottrina sociale della Chiesa per organizzarle intorno al concetto e valore centrale del lavoro, chiave della questione sociale (cfr n. 3). Intorno al lavoro si crea cosi una profonda solidarietà umana, che abbraccia passato e presente ed è aperta al futuro (cfr n. 8).

L’enciclica Laborem exercens diventa cosi una piccola sintesi della spiritualità del lavoro, dove trovano una superiore collocazione tutti gli elementi di ordine teologico, filosofico, sociologico, psicologico, storico, che il Papa ha saputo integrare nella sua alta e profonda spiegazione di quello che egli stesso chiama il «Vangelo del lavoro», identificato con l’insegnamento, ma anche con la vita di Cristo lavoratore.

Gesù «dedicò la maggior parte degli anni della sua vita sulla terra al lavoro manuale, presso un banco di carpentiere. Questa circostanza costituisce da sola il più eloquente «Vangelo del lavoro», che manifesta come il fondamento per determinare il valore del lavoro umano non sia prima di tutto il genere di lavoro che si compie, ma il fatto che colui che lo esegue è una persona» (n. 6).

Attraverso il suo lavoro, l’uomo, creato a immagine di Dio, «partecipa all’opera del Creatore, ed a misura delle proprie possibilità, in un certo senso, continua a svilupparla e la completa, avanzando sempre più nella scoperta delle risorse e dei valori racchiusi in tutto quanto il creato» (n. 25).

La dignità del lavoro umano, fondata sulla persona umana, e il suo alto contributo di collaborazione all’opera di Dio creatore e redentore sono elementi fondamentali che aiutano a discernere anche le situazioni attuali di conflittualità nel mondo del lavoro.